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Educare è fare politica

Mi ricordo di un quartiere di periferia, triste e squallido.
Era miserabilmente abbandonato nelle unghie degli avvoltoi della disonestà pubblica, tutti avidi di lacerarlo come una carogna.
Le strade sporche e sventrate, facevano vedere le vecchie tubature come le vene in un corpo moribondo.
L’immondizia si accumulava sempre più alta ai crocicchi dei vicoli per la gioia dei cani e dei gatti randagi!
Qua e là, palazzi cominciati e mai ultimati, si alzavano verso il cielo come alberi morti e neri!
Era questo l’universo fantasioso di bande di ragazzi.
Era la loro giungla, con le loro regole e i loro codici d’onore, dove spesso la legge del più forte è la migliore.
I piccoli giocavano a fare i grandi, scimmiottando i difetti degli adulti,
fumando spinelli o altro nei locali per stare insieme e uccidere il tempo;
bevendo per scappare alla dura realtà di casa loro;
facendo l’amore nelle umide cantine e su miserabili materassi, per cogliere quella scintilla di affetto, mai acceso nel loro cuore.
Signore, mi sono vergognato di questo quartiere senza attenzioni pubbliche, senza leggi, senza rispetto per l’uomo, senza speranza e senza Dio.
Sembra che l’uomo debba qualche volta sprofondare nei pantani della miseria umana per risvegliarsi, reagire, lottare e risalire la china!
Lo sfruttamento dovuto all’ingiustizia sociale è intollerabile perché è un’offesa alla dignità dell’uomo, ma è necessario perché nascano i miracoli della bontà.
Lo sanno i cuori generosi che danno senza contare!
Per loro, qualsiasi male che abbrutisce una persona, è una ferita dolorosa, un’agonia, una ‘passione sofferta’.
Ma forti dell’amore di Gesù, non si arrendono: “Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede” (1 Giovanni 5, 4).
La ferita ha aperto una breccia nei loro cuori ed è entrato il Fuoco dello Spirito Santo per cambiare la ‘passione sofferta’ in ‘passione di educare’ e lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato!
E non di rado, i più bei fiori della speranza sorgono là dove c’era la più nera disperazione!
Un bel giorno, alcuni giovani, ribelli contro il male che deforma il volto innocente, rivoluzionari contro il menefreghismo pubblico, si sono sporcati le mani per seminare i chicchi della speranza in mezzo a questo squallido quartiere.
Con il loro sorriso, hanno addomesticato uno dopo l’altro, i ragazzi selvaggi del quartiere.
Con la loro bontà sono diventati i padri e le madri di questi figli, orfani di genitori vivi!
Con i loro pochi soldi hanno affittato un garage, cupo ed esiguo… ma con un po’ di pittura sulle pareti, è arrivato il sole nella sede!
Settimane dopo settimane, mesi dopo mesi, hanno lottato a denti stretti
contro i pregiudizi dei ragazzi intimiditi di incontrare per prima volta, persone attente alla loro sorte;
contro le famiglie, diffidenti per le iniziative rivoluzionarie di questi educatori;
contro il comune geloso e minaccioso per il successo riscontrato.
Però, là dove i bulli sfogavano la loro aggressività contro le loro vittime, gioca adesso una Famiglia felice di Lupetti o Coccinelle;
Là dove adolescenti si bucavano in compagnia per provare insieme, esiste adesso un Reparto, certo piccolo, ma avventuroso e intraprendente;
Là dove giovani smarrivano stupidamente il loro tempo nei locali, un Clan s’impegna per aiutare i più miseri!
Una Comunità ha fatto fiorire il Giglio della speranza nel bel mezzo di un quartiere disperato!
“La testimonianza di un solo cristiano porta la sua firma, la testimonianza di tutta la Comunità porta la firma di Cristo!” (Madeleine Delbrel).
Si, educare è fare politica!

Padre Etienne

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